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SUL TERRITORIO DELLA SAPIENZA POETICA E FILOSOFICA DELL’ETÀ UMANISTICA ASSISTIAMO ALLA CREAZIONE DELLA “MACCHINA DEL SILLOGISMO” CHE POSSA METTERE ORDINE NELLE CONOSCENZE ...

Lezione N.: 
14

Prof. Giuseppe Nibbi   La sapienza poetica e filosofica dell’età umanistica   3-4-5  febbraio  2016

Raimondo Lullo

SUL TERRITORIO DELLA SAPIENZA POETICA E FILOSOFICA DELL’ETÀ UMANISTICA  

ASSISTIAMO ALLA CREAZIONE DELLA “MACCHINA DEL SILLOGISMO”

CHE POSSA METTERE ORDINE NELLE CONOSCENZE ...

   Questo è il quattordicesimo itinerario del nostro viaggio di studio sul “territorio della sapienza poetica e filosofica dell’Età umanistica” e la circostanza per cui - come abbiamo preannunciato alla fine dell’itinerario della scorsa settimana - ci troviamo a Palma di Maiorca è un fatto che c’invita a riflettere. Certo che l’arcipelago delle isole Baleari all’inizio del 1300, in pieno autunno del Medioevo, può sembrare un sito “decentrato” rispetto al mondo della cultura scolastica che si esplicita nelle città mitteleuropee dove abbiamo soggiornato in questi anni sulla scia del movimento della Scolastica.

   C’è da dire che le isole Baleari - in special modo la più grande, Maiorca, - non sono mai state [permettete il gioco di parole tautologico] un territorio isolato. Le isole Baleari - e questa sera siamo sbarcate e sbarcati a Palma di Maiorca per visionare il certificato di nascita di un personaggio che stiamo per incontrare - sono state abitate fin dal II millennio a.C.: sono state prima colonizzate dai Fenici e poi dai Cartaginesi. Nel 123 a.C. sono state occupate dal console romano Quinto Cecilio Metello «Baliarius», che ha fondato le città di Palma e di Pollentia.

   Non si conosce con certezza l’origine del toponimo “baleares”, molto probabilmente deriva da un nome autoctono dal significato perduto, ma si potrebbe affermare [c’è una corrente filologica che fa questa affermazione] che il nome “baleares” derivi dal verbo greco “bàllein” che significa “lanciare”, dato che i frombolieri di Palma e di Pollentia erano famosi come soldati mercenari in tutto il bacino del Mediterraneo [il fromboliere è colui che, in battaglia, usa una fionda chiamata frombolo come quella usata da Davide per abbattere Golia]. Le due isole più occidentali [Ibiza e Formentera] erano chiamate dai greci “Pitiusse”, cioè “isole dei pini”.

   Durante l’implosione dell’Impero romano le Baleari, dalla fine del V secolo, sono state occupate prima dai Vandali poi dai Bizantini e dopo dai Franchi, mentre gli Arabi ci si sono stabiliti nel 902 e hanno governato le isole fino al 1229 quando sono state conquistate dal re di Aragona Giacomo I il Conquistatore. Nel 1262 è sorto il Regno di Maiorca che comprendeva anche le province francesi del Rossiglione e di Montpellier, ed è durato fino al 1344 quando le isole sono state riunite all’Aragona dal re Pietro IV. Nella prima metà dell’800 le isole Baleari sono state scoperte dai poeti Romantici mitteleuropei e da allora sono diventate uno straordinario sito turistico.

   Naturalmente un viaggio alle isole Baleari vale anche soltanto per vedere l’imponente edificio gotico della Cattedrale di Palma di Maiorca che ha cominciato ad essere costruita nel 1230 su impulso di Giacomo I d’Aragona ed è stata terminata alla fine del 1500, ma la facciata è stata portata a termine solo all’inizio del secolo scorso con l’intervento di Antoni Gaudì e di altri architetti del tempo.

REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

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   Ma perché noi, alle soglie del 1300, in pieno autunno del Medioevo, siamo sbarcate e sbarcati qui, a Palma di Maiorca, su una terra ai margini del Mar Mediterraneo occidentale? Intanto perché da qui - allegoricamente parlando - possiamo avere un’idea di ciò che sta avvenendo a mano a mano che ci si avvicina al territorio dell’Umanesimo propriamente detto: che cosa sta avvenendo?

   Il grande fenomeno della Scolastica medioevale aveva, dal IX al XIII secolo, creato un movimento dotato di una forza centripeta e ogni Scuola - per concentrare la totalità del sapere in se stessa e nella città dove era sorta - operava in modo da diventare un punto [un centro] di riferimento per tutte le altre realtà culturali in una sorta di contesa intellettuale. Come sapete, nella contesa intellettuale, alla fine XIII secolo [del 1200] aveva prevalso la città di Parigi, perché a Parigi [come abbiamo studiato] tanto l’Università, controllata dal Vescovo, da Notre-Dame, quanto la Facoltà delle Arti, centro dei domenicani predicatori e dei francescani spirituali in rue du Fouarre, erano diventate due cittadelle dove, in un modo [più ortodosso] o nell’altro [più eterodosso] si vagliava, si controllava, si giudicava, si condannava, si assolveva, si legittimava in relazione a tutte le tendenze del pensiero, e anche il magistero dei papi doveva fare i conti [ricevere legittimazione] da questa centrale dell’intelligenza, dalla sede principale della Scolastica [cosiddetta] tradizionale. Ebbene, arriva un momento [e l’arrivo di questo momento lo abbiamo documentato in questi primi quattro mesi di viaggio] in cui la forza centripeta si esaurisce perché non tutto comincia a rimanere chiuso nelle maglie del monopolio parigino [mitteleuro-centrico] e le solide mura della cristianità cominciano a sgretolarsi sotto la spinta, sempre più consistente, di una forza centrifuga orientata verso orizzonti più ampi [tracciati dall’ecumenismo] e verso contatti diretti con altre culture [dettati dall’esigenza dell’unità dei saperi].

   E il personaggio che stiamo per incontrare - che è nato a Palma di Maiorca, ed è per questo motivo che siamo qui - è quello più rappresentativo della forza centrifuga in atto: [ha in tasca molti passaporti] i catalani lo chiamano Rámon Llull, i castigliani Raimundo Lulio, nel mondo latino lo chiamano Raimundus Lullus, noi lo chiamiamo Raimondo Lullo, e ci domandiamo chi è e in che cosa consiste l’Ars generalis [l’Arte generale] o La Grande Arte di Raimondo Lullo?

   Raimondo Lullo è figlio di catalani di ceto borghese: suo padre ha militato nell’esercito di Giacomo I il Conquistatore e, un anno dopo la conquista delle isole Baleari [nel 1230, quando cominciano i lavori di costruzione della Cattedrale di Palma], si è trasferito con la moglie a Palma di Maiorca e qui, tra il 1232 e il 1235 è nato [Rámon] Raimondo. Sappiamo che Raimondo Lullo, raggiunta la maggiore età, ha avuto un ruolo nel governo dell’isola di Maiorca, che si è dedicato al commercio [compreso quello degli schiavi] e sappiamo che nel 1256 ha sposato Blanca Picany, [anch’essa di benestante famiglia borghese dedita al commercio, dalla quale ha avuto due figli, Domènec e Maddalena.

   Per via della sua competenza in campo diplomatico Raimondo Lullo ha frequentato la corte di Valéncia di Giacomo II d’Aragona che gli ha affidato molti incarichi di fiducia, e durante i suoi viaggi come ambasciatore coltiva anche il suo interesse per la poesia: Raimondo Lullo partecipa alla cultura poetica propria della Provenza, dell’Occitania e della Catalogna e si dedica [lo scrive lui stesso] “all’arte dei trovatori [compone canzoni che hanno come argomento il “fin amors (l’amore cantato con un linguaggio raffinato)” e poemi lirici]”. Intorno al 1265, dopo circa trent’anni di esistenza dedita alla mondanità, Raimondo Lullo si converte alla vita religiosa seguendo l’esempio di Francesco d’Assisi: meno una parte che lascia alla moglie, al figlio e alla figlia decide di vendere tutte le sue proprietà e dona il ricavato ai poveri e poi, come terziario francescano, veste i panni del pellegrino e, da prima, raggiunge Notre-Dame de Roc-Amadour, nel Périgord, e sale in ginocchio i 216 gradini della “Via Sancta” per fare voto di povertà toccando la statua lignea del XII secolo di una Madonna [Notre-Dame de Roc-Amadour] considerata miracolosa che tutt’oggi è sempre esposta ed è visitabile nella stessa cappella che è stata ristrutturata nel 1749.

REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Rocamadour è un suggestivo borgo - arroccato e disposto su più livelli che si trova nel dipartimento del Lot nella regione del Périgord - che potete visitare con la guida della Francia e navigando in rete, buon viaggio

   Anche dopo la conversione Raimondo Lullo rimane un estroso poeta [rimane un trovatore, un fecondo creatore di poesia lirica e sappiamo che in Catalogna aveva ottenuto ospitalità l’arte poetica dei provenzali sfuggiti alla crociata contro i Catari] e per giustificare la scelta della vita ascetica scrive un poema intitolato Ambrosia nel quale narra, in versi, di essere stato rapito dalla bellezza di una fanciulla genovese, Ambrosia de Castello, che lui insegue a cavallo fin dentro una chiesa e, dopo aver ottenuto da lei un appuntamento, ella si scopre il seno che a lui appare divorato dal vaiolo, ebbene, questa esperienza lo lascia sconvolto ma lo porta a riflettere [ed ecco il significato metaforico del poema] sul fatto che è necessario rivolgersi, prima di tutto, ad altre bellezze, quelle spirituali, non contaminabili. Questo poema di Raimondo Lullo, in cui si esalta il concetto dell’ascetismo in termini laici [siamo fuori dai monasteri], è entrato a far parte di un filone della Storia del Pensiero Umano che, alla metà dell’800, è stato utilizzato per esempio da Arthur Schopenhauer a sostegno delle sue tesi sullo “scetticismo” dovuto al fatto che nella vita è soprattutto “la sofferenza” a dominare che, però, può essere attenuata attraverso alcune vie: l’arte, la giustizia, la pietà e l’ascesi [ma questa è un altra storia della quale ci occuperemo a suo tempo quando viaggeremo in Oriente dopo Pasqua e in avvenire nei territori dell’Età contemporanea].

   Da Rocamadour Raimondo Lullo parte per percorrere il cammino di San Giacomo di Compostella, e nel corso dei suoi pellegrinaggi si rende conto che non è abbastanza preparato culturalmente [«Sto vedendo cose - scrive Lullo - dalle quali non traggo concetti»] e si convince di aver bisogno di una solida formazione intellettuale e, quindi, inizia a dedicarsi allo studio: torna a Maiorca dove si applica nelle discipline del trivio e del quadrivio, impara bene il latino e il greco, e da un giovane bracciante saraceno si fa insegnare l’arabo. Poi parte per Parigi e s’iscrive alla Facoltà delle Arti dove per nove anni studia la filosofia e la teologia con l’obiettivo di diventare un profondo conoscitore delle tre maggiori culture monoteiste: la cristiana [latina e greca], l’araba [nelle sue diverse sfaccettature] e l’ebraica [veterotestamentaria, ellenistica e talmudica].

   La carriera scolastica di Raimondo Lullo è esemplare [emblematica di una nuova mentalità]: non si tratta più di un individuo che entra da bambino in un’abbazia cristiana o in una madrasa araba o in una sinagoga ebraica e segue, in un contesto centralizzato, un corso di studi ben definito, perché Lullo è un laico adulto che fa una scelta consapevole dopo aver preso atto dei propri limiti intellettuali a livello internazionale, e vuole seguire, pur rimanendo fermamente legato alla fede cristiana, un piano di studi di carattere ecumenico [dopo aver capito di sapere di non sapere, sebbene non sia una persona illetterata]. Dal 1271 Raimondo Lullo comincia a scrivere quotidianamente e dalla sua scrittura nasce una vasta produzione di Opere [se ne contano centoventi] e intorno al 1286 inizia una lunga peregrinazione che lo porta in molte città con l’intento di propagandare e di mettere in discussione i risultati dei suoi studi. Oltre che a Parigi lo troviamo a Tunisi, a Montpellier, a Napoli, a Barcellona, a Valenza, a Cipro, in Terra Santa e in Armenia.

   Nella forza centrifuga che anima la riflessione di Raimondo Lullo c’è la ricerca di un pensiero che sia autonomo da ogni singola ideologia particolare [la cristiano-latina e greco bizantina, l’arabo-islamica sunnita o sciita o sûfî, l’ebraico-talmudica] per favorire la nascita di una verità [di una morale] che sia davvero “universale” secondo le regole della Ragione che sono “regole universali”: fino ad ora, durante il periodo della “Scolastica tradizionale”, ogni apparato culturale [cristiano, islamico, ebraico, laico] aveva affrontato per conto proprio il tema del rapporto tra Fede e Ragione, mentre  Raimondo Lullo vuole “universalizzare” l’argomento e definisce questo suo pensiero con due termini greci: “katolicos [universale] ethos [stile di vita]”.

   Il fascino che Raimondo Lullo ha esercitato per tutti i secoli successivi dipende dal fatto che è stato il primo “a parlare di teologia e di filosofia” con un linguaggio internazionale [che va oltre i confini del greco, del latino e dell’arabo], è stato il primo grande viaggiatore culturale dell’Europa e il primo intellettuale “enciclopedico post-medioevale” e, per gli aspetti della sua personalità e della sua vita, è stato il prototipo dell’umanista. Di lui è stato detto che “ha dato un centro alla forza centrifuga”. La parola “centrifuga” è assai evocativa.

REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Vengono messi nella centrifuga alimenti con sapori diversi per ottenere un prodotto che, pur mantenendo le qualità [profumi, sapori, consistenze] dei singoli nutrimenti, abbia un gusto nuovo: che cosa avete centrifugato recentemente, per ottenere che cosa?

Scrivete quattro righe in proposito  

   Prima di conoscere più dettagliatamente il [piuttosto complesso] progetto di Raimondo Lullo non possiamo non pensare al fatto che anche i signori Ransome - protagonisti del romanzo [alias, testo teatrale] Nudi e crudi di Alan Bennett, del quale stiamo leggendo il testo - hanno a che fare tanto con la forza centripeta, in particolare il signor Ransome, quanto con la forza centrifuga, in particolare la signora Ransome.

   Sappiamo che, al ritorno da teatro, hanno trovato il loro appartamento svuotato completamente, apparentemente, dai ladri, e poi - con l’arrivo di una fattura [commerciale] - lo ritrovano risistemato perfettamente in un deposito di una ditta di traslochi, dove incontrano Martin, il custode, che non sa dare loro spiegazioni sull’accaduto, ed ha anche utilizzato - sollecitato da un invito scritto - quello spazio, che lui trova molto ben arredato, per conviverci con la sua fidanzata Cleo. E così l’insieme dei mobili dei signori Ransome, dopo essere stato in balia di una ingiustificata [per ora] forza centrifuga, ritrova il suo posto in posizione centripeta: “nel suo centro”. E ora non ci resta che andare avanti a leggere.

LEGERE MULTUM….

Alan Bennett, Nudi e crudi

Alla fine, il contenuto dell’appartamento fece ritorno nel suo centro con un bigliettino appiccicato su una cassa, che diceva: «Usare a piacimento. Martin». E fra parentesi: «Battutaccia». Il signor Ransome, che aveva una mente centripeta, volle far rimettere tutto esattamente come prima, cosa che senza il promemoria - l’album per fotografie di sua moglie - sarebbe risultata assai difficile. Certo, i facchini che riportarono i mobili si dimostrarono meno meticolosi, oltre che assai più lenti, dei ladri che li avevano sottratti. Ma una volta riarredate le stanze da cima a fondo e passato con l’aspirapolvere o lavato a secco o in lavatrice tutto quanto, la casa riassunse a poco a poco il suo volto e la vita tornò a essere quella che una volta la signora Ransome considerava normale, ma che adesso tanto normale non le sembrava più perché, quasi a sua insaputa, si era messa in moto una forza centrifuga nella sua mente.

... continua la lettura ...

   Abbiamo detto che la riflessione intellettuale di Raimondo Lullo è indirizzata verso la ricerca di un pensiero che sia autonomo da ogni singola ideologia particolare per favorire la nascita di una verità [di una morale] che sia davvero “universale [quella che lui chiama il “katolicos ethos”]” secondo le regole della Ragione che sono “regole universali”.

   Raimondo Lullo comincia ad esporre il suo progetto per l’edificazione di un pensiero universale in un’opera intitolata Libro del Gentile e dei tre Saggi. In questo libro Lullo scrive che il protagonista, il Gentile [e per “gentile” s’intende il dubbioso], è tormentato dall’incertezza, quando incontra una fanciulla che gli presenta tre Saggi e gli mostra cinque alberi. La fanciulla simboleggia l’intelligenza che interroga i Saggi, i quali esprimono il pensiero delle tre religioni monoteistiche [l’ebraica, la cristiana e l’islamica], e il risultato della riflessione di ciascun saggio porta alla costruzione di cinque alberi [cinque alberi lessicali cioè cinque cataloghi di parole] che servono a mettere a confronto tra loro le idee convergenti e le idee divergenti delle tre dottrine monoteiste. Gli alberi [i cataloghi di parole] contengono anche la rappresentazione sintetica di cinque Libri: la Bibbia, il Corano, l’Epistolario di Paolo di Tarso, il Vangelo secondo Giovanni e l’Apocalisse. Bisogna riconoscere che Raimondo Lullo possiede una straordinaria capacità di sintesi e di catalogazione: due qualità tipiche degli umanisti.

   In quest’opera emergono sia le caratteristiche che accomunano le tre culture sia quelle che le differenziano, e Lullo - pur facendo il possibile per mettere in luce i meriti del cristianesimo - conclude il suo scritto senza far dire al protagonista [al Gentile] quale sia il credo che lo ha maggiormente convinto, e questo per fare intendere che le tre religioni si integrano nella Fede in un solo Dio onnipotente e, quindi, è possibile la realizzazione di uno spirito ecumenico attraverso il quale si possa ribadire che tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle e che il mondo creato non può essere diviso in fedeli ed infedeli.

   Quest’opera, che Lullo pubblica in varie lingue [in catalano, in greco, in latino, in arabo], riscuote un notevole successo non solo durante l’autunno del Medioevo, agli albori dell’Umanesimo, ma anche durante il Rinascimento [per cui è probabile che sentiremo parlare di quest’opera di Lullo anche nei prossimi viaggi che faremo in avvenire].

   Nel Libro del Gentile e dei tre Saggi Raimondo Lullo mette in evidenza - e questo concetto lo fa esprimere al Gentile in conclusione dell’opera - che alla base di tutti i più importanti apparati culturali [a cominciare dalla cultura orfico-dionisiaca poi rielaborata da Platone, nei Libri ellenistici della Bibbia, nella Letteratura dei Vangeli, in quella del Corano e in tutta la Filosofia scolastica dell’età medioevale] c’è l’idea dell’immortalità dell’anima, e questo è il motivo per cui all’Università di Parigi Raimondo Lullo sostiene una dura polemica con la corrente aristotelico-averroista, fondata da Sigieri di Brabante, che abbiamo incontrato ai primi di dicembre, che sostiene la tesi della mortalità dell’anima individuale; per questa sua posizione critica nei confronti dell’averriosmo latino - una corrente condannata dal tribunale dell’Inquisizione - Lullo viene preso in considerazione [per il suo presunto spirito missionario] dal potere ecclesiastico e il papa stesso, Clemente V [Bertrand de Got], lo invita a partecipare al Concilio di Vienne nel 1311.

   Per il papato è un momento assai critico perché è stato fortemente indebolito dallo scontro tra Bonifacio VIII [che era morto nel 1303] e il re di Francia Filippo il Bello che, con l’aiuto dei Colonna, nemici acerrimi dei Caetani, aveva piegato la Chiesa di Roma ai suoi voleri: papa Clemente V [ex arcivescovo di Bordeaux], eletto con il beneplacito del monarca francese, cercava tuttavia di barcamenarsi per ridare una certa autonomia al papato e per questo motivo confidava nel sostegno degli intellettuali cristiani [per inciso, dal 1309, la Corte papale si è trasferita ad Avignone ma di questo avvenimento ce ne occuperemo fra quattro settimane].

   Nel concilio di Vienne del 1311 si assiste ad un gioco delle parti che corrisponde ad un vero e proprio mercanteggiamento: Filippo il Bello [e il cardinale Colonna] pretende che durante il concilio si celebri un processo postumo contro Bonifacio VIII e lo si condanni, il papa rifiuta di far questo ma decide, in contropartita, di canonizzare Celestino V che “aveva fatto il gran rifiuto” spinto dal cardinale Benedetto Caetani eletto subito dopo papa col nome di Bonifacio VIII: santificare Celestino V significava denigrare Bonifacio VIII.

   Filippo il Bello poi pretende che durante il concilio si annulli la bolla Unam sanctam nella quale, come sappiamo, Bonifacio VIII aveva espresso il principio del primato assoluto del pontefice sui sovrani temporali, anche in questo caso Clemente V si rifiuta di fare questo e, come contropartita, avalla la soppressione dell’Ordine dei Templari che Filippo il Bello pretendeva per incamerarne i cospicui beni, e così è avvenuto.

   Che cosa ci poteva fare Raimondo Lullo in un concilio di questo genere? Raimondo Lullo viene chiamato ad esporre il suo progetto che si ritiene sia un piano per convertire gli infedeli, ed è chiaro che del suo pensiero non si era capito nulla. Raimondo Lullo durante il concilio di Vienne del 1311 ribadisce che il compito di un intellettuale cristiano è quello di favorire la nascita di un pensiero che sia autonomo da ogni singola ideologia particolare perché possa nascere una verità [una morale, che poi fondamentalmente è quella cristiana, afferma Lullo] che sia davvero “universale [un “katolicos ethos”]” secondo le regole della Ragione che sono “regole universali” e per raggiungere questo obiettivo propone la creazione di cattedre di arabo e di ebraico a Roma e nelle Università [in primo luogo ad Orléans e a Perugia] con lo scopo di preparare missionari [ambasciatori] capaci di recarsi pacificamente nelle terre governate dagli Arabi per mettere in discussione la sua proposta ecumenica.

   Raimondo Lullo dopo aver presentato la sua proposta [come potete capire] deve allontanarsi da Vienne al più presto per non subire rappresaglie da parte di chi sulla divisione del mondo tra fedeli ed infedeli faceva affari [le cosiddette “crociate”, così come la “pirateria saracena”, sono, come tutte le guerre, operazioni di carattere speculativo].

   Raimondo Lullo allora decide di andarci per conto proprio nei paesi arabi del Magreb [si trasferisce a Tunisi] a proporre la sua “logica universalistica” e comunica con quel mondo perché ne conosce perfettamente la lingua e ha studiato sui testi originali le opere di al-Ghazali [del quale condivide la logica], di Avicenna [del quale approva tutto il pensiero] e di Averroè [del quale però - come sappiamo - non approva l’idea della mortalità dell’anima individuale ma del quale condivide lo spirito catalogatore].

   Perché la leggenda vuole che, nel 1315 o nel 1316, la morte di Raimondo Lullo sia avvenuta, per lapidazione, in Tunisia proprio per mano degli Arabi dei quali apprezzava così tanto la cultura? Su questo fatto - che tuttavia viene ritenuto leggendario - dobbiamo riflettere ma ora è necessario cogliere l’occasione per fare una visita a Vienne [capitale, fino all’XI secolo, del regno burgundo, e sede di più di un concilio ecumenico]: una città di circa 30 mila abitanti a 28 chilometri a sud di Lione sulle rive del fiume Rodano, ricca di monumenti romani ben conservati [il Portico, il Teatro e soprattutto il Tempio di Augusto e di Livia che è il più bell’edificio romano presente in Francia] e ben fornita di strutture medioevali [la Cattedrale di St-Maurice, la Chiesa-museo di St-Pierre, la Chiesa romanica di St-André-le-Bas].

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   Lo so che l’accostamento è azzardato ma c’è tuttavia un nesso: a Raimondo Lullo non piace un ordine mondiale fondato sulla divisione tra le culture, le religioni, le morali diversificate, a lui non piace un mondo destabilizzato dalla disunione e disapprova il fatto che la discordia sia redditizia per chi gestisce i poteri, così come non piace più alla signora Ransome il ritorno nella sua vita della solita “normalità” ed è anche questa nuova autonomia che ha acquisito che le permette di scoprire la verità sull’avvenuto svuotamento del suo appartamento. Quindi, proseguiamo nella lettura del romanzo Nudi e crudi  prima di occuparci della “logica universalistica” di Raimondo Lullo con la quale lo studioso vuole codificare “l’arte della ricerca della verità”. E ora leggiamo per scoprire insieme alla signora Ransome come è andata la storia del furto.

LEGERE MULTUM….

Alan Bennett, Nudi e crudi

La scomparsa in blocco abbinata alla meticolosa ricostruzione e alla restituzione tormentava la signora Ransome. Chi poteva aver voluto derubarli fino a quel punto per poi decidere di riparare in maniera così impeccabile? Si sentiva come derubata due volte: la prima, dei suoi averi; la seconda, della possibilità di superarne la perdita. Non era giusto, e non aveva senso; forse, pensò, era questo che si intendeva per «sentirsi destabilizzati».

... continua la lettura ...  

   La storia invece ha un finale diverso da quello che la signora Ransome pensava in questo momento: un finale [che leggeremo fra un po’] che conferma come gli esseri umani siano “nudi e crudi” e come la vita sia fatta, più che altro, di distacchi.

   Quando Raimondo Lullo, nel 1311, viene invitato al concilio di Vienne aveva già scritto la maggior parte delle sue opere: c’è chi dice duecentocinquanta Libri, e centoventi di questi Libri sono stati identificati. Raimondo Lullo, tra le sue numerose opere, ha scritto anche un romanzo autobiografico, intitolato Il libro di Blanquerna, dove racconta la storia di un cavaliere errante che passa da una vita avventurosa, tipica della cavalleria dell’epoca medioevale, ad una vita mistica tutta dedicata alla riflessione e a coltivare lo spirito di solidarietà, e sembra che questo fosse il Libro preferito da Miguel de Cervantes e che il personaggio di Don Chisciotte sia anche un po’ figlio di Lullo.

   Raimondo Lullo possiede una curiosità smisurata e ha scritto Libri sui più svariati argomenti - di logica, di astronomia, di medicina, di matematica, di geometria, di pedagogia, di filosofia - e in tutte le sue opere trova posto quell’oggetto, per lui straordinario, che è l’albero, sia in senso materiale che in senso metaforico [come catalogo di parole] e ha scritto un trattato dedicato agli alberi, intitolato L’albero della scienza, nel quale racconta di aver incontrato un monaco che gli ha spiegato centimetro per centimetro come è fatto un albero e quali differenze ci sono tra le radici, il tronco, i rami, le foglie e i frutti, sempre paragonando ciascuna parte dell’albero all’animo umano.

REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Qual è l’albero [o gli alberi] al quale siete più affezionate e affezionati?…

Scrivete quattro righe in proposito…

   Tra i tanti Libri che Raimondo Lullo ha scritto ricordiamo alcuni titoli: il Libro della contemplazione, il Libro dello splendore, il Libro della creazione, il Libro della cavalleria, il Libro delle meraviglie, il Libro dell’intelletto ascendente e discendente, il Libro dell’Amico e l’Amato, il Libro degli scacchi,  il Libro dello sconforto [che sembra sia l’ultimo che ha scritto]. La prossima settimana punteremo l’attenzione sul Libro dell’Amico e l’Amato per conoscere il significativo rapporto che Lullo ha avuto con la cultura dei sûfî, e poi utilizzeremo il Libro degli scacchi per dipanare un interessante intreccio filologico, ma ora dobbiamo incontrare quella che viene considerata l’opera più importante di Raimondo Lullo, intitolata Ars generalis [Arte generale o Grande Arte].

   Raimondo Lullo ha composto l’opera intitolata Ars generalis [Arte generale o Grande Arte] dal 1303 al 1308 e in questo trattato codifica dettagliatamente il suo progetto per la creazione di una “logica universale”, cioè di “un’arte del ragionamento” che si possa applicare ad ogni forma del sapere, un’arte con la quale si possa misurare ogni segmento dello scibile umano, e per questo la fama di Lullo ha attraversato i secoli perché questa sua intenzione ha sempre rappresentato un sogno da realizzare nella Storia del Pensiero Umano [rincontreremo a suo tempo Cartesio e Leibniz, tanto per fare due nomi, che hanno fatto tesoro del pensiero di Raimondo Lullo].

   Lullo chiama il suo progetto “Ars magna” [la Grande Arte] e per dargli forma inventa una grande “tabella”, una “carta lessicale”, un “catalogo” [utilizza diverse espressioni in proposito] che lui chiama “la macchina del sillogismo” [lo strumento del ragionamento] alla quale dà il nome latino di “Arbor scientiae [l’Albero della scienza]. La “tavola generale delle idee” deve e può, secondo Lullo, risolvere tutti i problemi che l’Intelletto deve affrontare sul cammino della ricerca della verità attraverso “il gioco delle combinazioni” attuando delle manovre [delle mosse ingegnose, in chiave algebrica] che possono anche ricordare, sostiene Lullo, il gioco degli scacchi. Il gioco delle combinazioni che avviene dentro “la macchina del sillogismo [nell’Albero della scienza]” è una forma di tecnicismo teoretico applicabile soprattutto, sostiene Lullo, alla Teologia [che cura l’anima] e alla Medicina [che cura il corpo].

   Alla base della “macchina del sillogismo” ci sono, afferma Lullo, diciotto principi generali i quali, a loro volta, contengono ciascuno i nove principi-cardine [quindi 162 idee-significative] di ogni scienza particolare [quindi la grande tabella della “macchina del sillogismo” contiene 18 principi generali più 162 termini particolari che danno 180 parole-chiave, noi ci limitiamo ad analizzare i principi generali].

   Nove principi generali sono “assoluti” e riguardano le perfezioni [le “dignitates”] di Dio e gli altri nove principi generali sono relativi ai rapporti reciproci tra gli esseri contingenti [tra gli Esseri umani e la Natura]. “L’Ars generalis” [la Grande Arte] consiste, afferma Lullo, nel combinare tra loro le centottanta idee-cardine secondo regole matematico-algebriche ben definite e contenute in una “tabula strumentalis” [una tavola delle regole di funzionamento] in modo da creare nuove combinazioni di idee. Lullo [frequentando le Scuole arabe] diventa un esperto utilizzatore della scienza algebrica - la parola “algebra” deriva dall’arabo “al-giabr” [restituzione, riduzione, ristrutturazione]- e lui utilizza il criterio che introduce nella matematica il calcolo letterale [che consiste nell’indicare i numeri mediante lettere dell’alfabeto] che consente di stabilire una serie di legami logici tra le varie grandezze per far emergere la qualità delle cose calcolate [le Idee] piuttosto che la loro quantità.

   Alla base della “macchina del sillogismo” ci sono [come se fossero disposti su una scacchiera] i diciotto principi generali a cominciare dai nove che riguardano le proprietà essenziali di Dio, visto che Dio, in quanto sintesi suprema [l’Uno], è il punto di avvio, afferma Lullo, di ogni argomentazione, e queste nove proprietà essenziali divine [dignitates] sono riconosciute e accettate razionalmente da tutte e tre le culture monoteiste - l’ebraica, la cristiana e l’islamica - e, quindi, costituiscono la base di una “logica universale”. Le nove “dignitates” divine [ognuna delle quali contiene nove idee-cardine], inserite nella macchina della “Grande Arte” di Raimondo Lullo, hanno la funzione di principi scientifici universali, e sono: la bontà, la grandezza, l’eternità, la potenza, la saggezza, la volontà, la virtù, la verità, la magnificenza. Poi a questi nove principi assoluti divini si aggiungono [sempre come se fossero disposti su una scacchiera] i nove principi relativi ai rapporti reciproci tra gli esseri contingenti [secondo il rapporto tra Natura e Cultura] e anche questi principi [ognuno dei quali contiene nove idee-cardine] trovano rispondenza tanto nella Letteratura dell’Antico Testamento, quanto in quella dei Vangeli e del Corano e, di conseguenza, costituiscono il supporto fondamentale della “logica universale”; questi principi sono: il movimento, la causa, la contingenza, la completezza, l’armonia, l’essenza, l’energia, l’azione, la necessità. Questi diciotto principi [per un totale di 180 idee-cardine] vengono trasformati da Raimondo Lullo [dalla sua tabula strumentalis] in formule algebriche in modo che si possano legare tra di loro, e il risultato di questo legame è che si creano combinazioni nuove che, afferma Lullo, si distribuiscono secondo tre cerchi concentrici - quello di Dio, quello degli Esseri umani e quello del Mondo creato - dando origine ad una “nuova verità” che si traduce, sostiene Lullo, in una “nuova logica generale e in una nuova morale universale” per cui gli Esseri umani appartenenti a culture diverse non sono più “infedeli” gli uni rispetto agli altri.

   Non è facile [neppure per Raimondo Lullo] far funzionare la sua “macchina”, però, un simile “armamentario logico” è servito a dimostrare che sarebbe stato possibile mettere in armonia culture che avevano [e che hanno] un numero considerevole di punti di contatto e, quindi, la “Grande Arte” di Raimondo Lullo ha importanza nella Storia del Pensiero Umano per la fiducia che rivela e che ispira sulla possibilità della mente umana di mettere ordine nelle conoscenze e più ancora di mettere ordine sulla corrispondenza che c’è tra l’Intelletto e la realtà naturale: corrispondenza che è il presupposto stesso della scienza moderna, e Lullo è già un umanista proiettato verso il Rinascimento e non a caso dalla “Grande Arte” di Raimondo Lullo prenderà le mosse quello che viene considerato il più importante filosofo dell’Umanesimo, Nicola Cusano che incontreremo a suo tempo.

   Ora non possiamo fare a meno di riflettere sui diciotto principi che sono alla base della “macchina” di Raimondo Lullo e che corrispondono ai due cataloghi riassuntivi contenenti le parole-chiave rappresentative di tutto il movimento della Scolastica medioevale: due importanti rami dell’Albero genealogico lessicale cresciuto, durante l’autunno del Medioevo, nel corso della Storia del Pensiero Umano.

REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Quale di questi termini “assoluti [non mutanti]” - la bontà, la grandezza, l’eternità, la potenza, la saggezza, la volontà, la virtù, la verità, la magnificenza - mettereste per primo?…

E quale di questi termini “relativi [soggetti a variazioni]” - il movimento, la causa, la contingenza, la completezza, l’armonia, l’essenza, l’energia, l’azione, la necessità - metteste per primo?…

Bastano due parole per rispondere, scrivetele…

   E ora, per concludere, leggiamo le ultime due pagine del romanzo Nudi e crudi, è un finale che conferma come la vita sia fatta, più che altro, di distacchi e, quindi, gli Esseri umani sono perennemente nella condizione in cui: tutto deve ancora cominciare [secondo il concetto dell’insostenibile leggerezza dell’essere].

LEGERE MULTUM….

Alan Bennett, Nudi e crudi

Fine della storia, o almeno così credeva lei; senonché un paio di mesi dopo, una domenica pomeriggio, a suo marito venne un coccolone. La signora Ransome, che era in cucina a riempire la lavastoviglie, sentendo un tonfo andò in soggiorno e lo trovò lungo disteso davanti alla libreria, con una cassetta in una mano e L’illecito in materia di salmone aperto per terra. Il signor Ransome era cosciente, ma non riusciva né a parlare né a muoversi.  Lei fece tutto giusto: prima di chiamare l’ambulanza gli mise un cuscino sotto la testa e una coperta addosso. Sperava che, seppure in quelle condizioni di infermità, il marito sarebbe rimasto colpito dalla sua efficienza e padronanza di sé. Tuttavia, quando lo guardò mentre aspettava in linea, nei suoi occhi non scorse segno d’approvazione né gratitudine: solo terrore puro.

... continua la lettura ...

   Forse la signora Ransome incomincerà a frequentare un Percorso di Storia del Pensiero Umano in funzione della didattica della lettura e della scrittura.

   La prossima settimana ci sarà ancora Raimondo Lullo con noi perché punteremo l’attenzione sul Libro dell’Amico e l’Amato per conoscere il significativo rapporto che Lullo ha avuto con la cultura dei sûfî, e poi utilizzeremo il suo Libro degli scacchi per dipanare un interessante intreccio filologico: di che cosa si tratta?

   Per rispondere a questa domanda [e a molte altre che si profilano all’orizzonte, l’orizzonte brumoso dell’autunno del Medioevo] dobbiamo seguire la via dell’Alfabetizzazione culturale e funzionale con lo spirito utopico che lo studio porta con sé, tenendo conto del fatto che tutti gli “armamentari logici” che sono stati creati nel corso della Storia del Pensiero Umano, anche se difficili da comprendere, sono sempre serviti per stimolare la volontà d’imparare delle persone che aspirano ad acquisire una testa ben fatta, e siccome noi esseri umani siamo perennemente nella condizione in cui “tutto deve ancora cominciare”, ebbene: la Scuola è qui, e il viaggio continua…

 

 

 

Lezione del: 
Venerdì, Febbraio 5, 2016